San Leonardo Confessore (Linarolo), 06 Novembre 2011
Carissimi Parrocchiani,
Concludevo l’altra volta dicendo che Giacobbe si è svegliato da quel sogno con la percezione che qualcosa di straordinario era avvenuto nella sua vita. I versetti che seguono nel testo biblico ne danno conferma.
Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse:
<<Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo>>.
Ebbe timore e disse: <<Quanto è terribile questo luogo!
Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo>>.
Giacobbe, pur essendo ai primi passi del suo cammino di fede, è convinto che Dio in quel sogno si è fatto presente nella sua vita e gli ha parlato. La sua reazione è di meraviglia grata e di timore riverenziale allo stesso tempo. Sono i due sentimenti che autenticano sempre la vera esperienza di Dio: l’uomo sperimenta la meraviglia di sentirsi oggetto, senza alcun merito, della cura amorevole di Dio e, insieme, il timore riverenziale di chi avverte la propria creaturalità, il proprio limite e anche il proprio essere peccatore. Di qui l’atteggiamento umile del timore pieno di riverenza e rispetto.
Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz.
Giacobbe fece questo voto:
<<Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo
e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, ]se ritornerò sano e salvo
alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. Questa pietra,
che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio;
di quanto mi darai io ti offrirò la decima>>.
Giacobbe compie un atto di culto: la pietra che, durante la notte, gli è servita da guanciale per dormire, viene trasformata in un piccolo altare (una “stele”) sulla quale fa la sua preghiera (il suo “voto”) al Signore.
Si tratta di un vero atto di affidamento, espresso in un linguaggio molto umano e, persino, utilitaristico. In sostanza Giacobbe fa questa promessa al Signore: “Se Dio farà il bravo con me, quando tornerò, lo sceglierò come Dio, sarà per me il Signore e gli costruirò un santuario”. Dunque, Giacobbe detta le condizioni a Dio, lo sollecita a comportarsi bene nei suoi confronti, dimostrando di vivere il suo rapporto con Lui in termini di do ut des: “Se Dio mi darà tanto, mi impegnerò anch’io a fare la mia parte”.
Giacobbe è davvero all’”A-B-C“ della sua esperienza di Dio. Tuttavia, una luce nuova è entrata nella sua vita e anche se sembra subito scomparire non appena si rimette in viaggio, in realtà, è solo velata: quello che è avvenuto in quella notte rimane sedimentato nel profondo della sua coscienza e, col tempo, lo porterà ad uno sguardo nuovo sulla vita.
Don Luigi Pedrini