San Leonardo Confessore (Linarolo), 20 Novembre 2011
Carissimi Parrocchiani,
nel cap. 29 inizia il racconto della permanenza di Giacobbe presso lo zio Labano. Così si legge al v. 1: Poi Giacobbe si mise in cammino e andò nel paese degli orientali.
Lo zio l’accoglie prontamente e lo assume quale collaboratore nella custodia delle greggi. La capacità e l’intraprendenza di Giacobbe fanno sì che, ben presto, le condizioni economiche dello zio in poco tempo migliorino notevolmente.
Anche nella nuova situazione Giacobbe si dimostra l’uomo scaltro e intelligente che sa sempre trovare un rimedio ed escogitare espedienti di ogni tipo pur di ottenere il massimo rendimento. Come sempre, si muove con determinazione e senza scrupoli. Ne dà un saggio il giorno stesso in cui arriva presso lo zio: a motivo dell’utilizzo dell’acqua per abbeverare le greggi si era messo a questionare con i pastori del luogo e, poi, senza rispetto della regola che si erano dati proprio per garantire l’acqua a tutti in modo equo, fa abbeverare il gregge di Rachele, la figlia di Labano, giunta al pozzo in quel momento.
Lo zio rendendosi presto conto delle capacità del nipote, si preoccupa di trattenerlo il più possibile a lungo con sé. Accetta la sua richiesta di avere Rachele in sposa, ma in cambio gli chiede prima di lavorare presso di lui per sette anni. Giacobbe accetta; senonché, alla fine dei sette anni, lo zio gli dà in sposa Lia, sorella di Rachele, giustificandosi in forza degli usi del luogo secondo i quali era diritto della primogenita sposarsi prima della sorella minore. Tuttavia, gli assicura che manterrà la promessa fatta: avrà Rachele in moglie, ma dovrà lavorare ancora presso di lui per altri sette anni. Così, Giacobbe che con l’astuzia aveva beffato il fratello maggiore, ora si vede beffato a sua volta: l’astuzia si è presa gioco del suo amore.
Ad ogni modo, Giacobbe lavora con intelligenza, conclude affari, ottiene risultati sorprendenti. Le greggi diventano sempre più numerose e Labano, grazie a lui, si arricchisce notevolmente. Dopo parecchi anni, Giacobbe è ormai un uomo ben impiantato: ha avuto in moglie Lia, Rachele, da loro ha avuto figli: Lia, la moglie non amata, gli genera molti figli; Rachele, l’amata, solo dopo molti anni genera Giuseppe. Tra le due sorelle, però, scoppiano liti frequenti e Giacobbe deve continuamente mettere pace.
I rapporti con lo zio col tempo si incrinano. Labano riconoscendo nel nipote la causa della sua fortuna, cerca di sfruttarlo al massimo. Giacobbe, però, questa volta non si lascia più abbindolare da lui. Astutamente, trova il modo di costruirsi una fortuna tutta sua e al momento opportuno gli propone la divisione dei patrimoni. Lo zio vedendosi incapace di gestire da solo una fortuna economica cresciuta a dismisura è costretto ad accettare. Ma precisa il testo biblico:
Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano:
“Giacobbe si è preso quanto era di nostro padre
e con quanto era di nostro padre si è fatta tutta
questa fortuna”.
Giacobbe osservò anche la faccia di Làbano e si accorse
che non era più verso di lui come prima.
Il Signore disse a Giacobbe:
“Torna al paese dei tuoi padri, nella tua patria e io sarò con te”.
Da questo momento Giacobbe matura la decisione di lasciare lo zio e ritornare a casa.
Don Luigi Pedrini