Carissimi Parrocchiani,
concludendo il racconto del passaggio del Mar Rosso ci lasciamo ancora illuminare dal commento di san Gregorio di Nissa nella sua Vita di Mosè. Scrive il Santo:
Dopo questi fatti, mentre gli egiziani erano abbattuti per la morte dei primogeniti e piangevano ognuno privatamente e tutti in comune le loro sciagure, Mosè guidò l’esodo degli israeliti… E dopo tre giorni di commino fuori dall’Egitto, il re degli Egiziani si rammaricò che Israele non fosse rimasto in servitù, mise tutti i suoi sudditi in assetto di guerra e con la cavalleria si gettò all’inseguimento del popolo ebreo. Nello scorgere l’apparato dei cavalli e delle armi, gli Ebrei, inesperti nella guerra e non adusi a tali spettacoli, subito furono sconvolti dalla paura e si sollevarono contro Mosè. A questo punto la storia racconta il fatto più straordinario su Mosè, la cui attività divenne duplice: con la voce e la parola incoraggiava gli israeliti e li esortava ad avere buona speranza, mentre in cuor suo implorava da Dio soccorso per quegli sventurati e veniva istruito per consiglio divino su come potesse sfuggire al pericolo, perché Dio stesso – come dice la storia – prestava ascolto alla sua voce silenziosa.
San Gregorio di Nissa richiama l’attenzione sulla duplice attività di Mosè che, a suo parere, è rivelatrice della sua grandezza di credente. Nella situazione drammatica in cui si trova sa dare forza agli israeliti e non perché non soffra le stesse difficoltà, ma perché è capace di implorare soccorso dal Signore e sperare in Lui.
Tempo fa ho letto la testimonianza di una donna, Rahel Varnhagen, ebrea, poi, convertita al cristianesimo, vissuta a cavallo tra il 1700 e 1800. L’articolo la descriveva come una donna straordinaria, inquieta, attenta agli avvenimenti del proprio tempo, capace di prendere le distanze e di alzare la sua voce nei confronti di certi schemi sociali che non condivideva. Si era convertita alla fede cristiana e, tuttavia, era profondamente grata della sua origine ebrea. Questa donna si era data questo motto: “Spera nelle forze che ancora non hai” per dire che il Signore in qualunque situazione può darci forze di cui mai avremmo immaginato di poter disporre e questo, semplicemente, perché vengono da Lui.
Di questa speranza Mosè è per noi un testimone esemplare.
Don Luigi Pedrini