20 Settembre 2015

Carissimi Parrocchiani,

             abbiamo contemplato in Mosè il credente che accetta di seguire fino in fondo le vie misteriose di Dio. La sua fede ha trascinato anche gli Israeliti ad accettare il rischio di fidarsi di Dio e a saper guardare oltre gli angusti confini umani che sembravano impedire qualsiasi speranza.

San Paolo nella Prima Lettera ai Corinti ricorda espressamente questa testimonianza di fede offerta dal popolo di Israele e scrive: Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè …(1 Cor 10,1-4).

C’è una singolarità in queste parole: nominando “i nostri padri” Paolo non intende semplicemente gli Israeliti che storicamente sono usciti dall’Egitto e hanno attraversato il Mar Rosso, ma anche tutti gli israeliti che sono venuti dopo di loro: anche loro, nella misura in cui hanno accettato di fidarsi di Dio, sono stati battezzati in rapporto a Mosè. Hanno ricevuto il suo battesimo, cioè hanno fatto il suo stesso passaggio di fede: si sono esposti all’insicurezza che umanamente comporta il fidarsi di Dio per stabilirsi nella ‘sicurezza’ propria della fede.

Paolo però va oltre ancora: non si limita a parlare del battesimo degli Israeliti in rapporto a Mosè e allarga il discorso fino a noi. Infatti nella Lettera ai Romani afferma che noi siamo stati battezzati in Cristo Gesù (Rm 6,3)

Questa espressione battezzati in Cristo Gesù diventa meglio comprensibile alla luce dell’espressione “battezzati in rapporto a Mosè” così come l’abbiamo descritta. Essa significa che, come gli Israeliti in rapporto a Mosè, così noi accettiamo di condividere il cammino di fede di Gesù con il rischio che esso comporta essendo il cammino di colui che “non ha dove posare il capo” (Mt 8,20). Battezzati in Cristo significa che siamo disponibili a lasciare che Dio abbia ad operare in noi secondo la sua sapienza, confidando nella sua fedeltà e nella sua potenza infinita. Pertanto, volentieri, accettiamo ogni giorno una dimensione di rischio, di precarietà, di incognita. Non pretendiamo di essere noi a fare ancorati alle nostre forze – questa è la pretesa del faraone che ripone la sua fiducia nel suo esercito e nei suoi cavalli –, ma ci rimettiamo nelle mani del Signore certi che Egli “combatterà per noi e noi staremo tranquilli” (v 14).

            In questo atteggiamento di fede noi veniamo continuamente battezzati in Cristo Gesù, cioè diventiamo partecipi della sua fede, quella fede con la quale ha creduto nella bontà e onnipotenza del Padre capace di aprire sempre davanti a Lui la strada della vita.

            È significativa al riguardo la testimonianza che Gesù ha dato nell’orto degli ulivi nell’ora più drammatica della sua vita. In quella circostanza, come Mosè, avrebbe potuto considerare la possibilità di tirarsi indietro, di uscire dalla scena, di trovare una qualche forma di compromesso. Avrebbe potuto seguire il consiglio di Pietro: reagire con la forza e morire da eroe con i discepoli. Invece, ha scelto di affidarsi totalmente alla volontà del Padre, lasciando che si manifestasse la sua opera nei tempi e nei modi da lui voluti. Questa è stata la fede di Gesù e anche la nostra nella misura in cui riconosciamo il nostro essere battezzati in Lui.

Don Luigi Pedrini