03 Maggio 2015

Carissimi Parrocchiani,

abbiamo visto la scorsa settimana le obiezioni che Mosè solleva riguardo alla missione alla quale Dio lo chiama e anche i segni con cui lo invita a non temere e ad affidarsi.

Le obiezioni di Mosè – il rischio di non essere ascoltato dagli israeliti o dal faraone, come pure la difficoltà dovuta alla sua scarsa capacità comunicativa (la tradizione rabbinica sostiene che Mosè difettasse di balbuzie) – se da una parte hanno indubbiamente una loro pertinenza, dall’altra lasciano intravedere sullo sfondo la difficoltà fondamentale insita in ogni vocazione. Si tratta della sproporzione tra la propria persona e la missione a cui si è chiamati, percepita questa come qualcosa di troppo gravoso, superiore alle proprie forze.

È una costante che si ritrova in tutti i racconti di vocazione. La ragione di tale sproporzione è semplice: Dio rivolge la sua chiamata, ma questa non cambia l’umanità della persona chiamata, non le dà un’attrezzatura straordinaria che la equipaggia di una forza sovrumana di resistenza;s l’uomo, davanti alla chiamata del Signore, rimane sempre con la sua povertà di parola, di pensieri, di forze.

La vocazione richiede, dunque, l’andare oltre se stessi per riporre interamente in Dio la propria fiducia.

Pensiamo ad Abramo, la cui speranza riposava interamente sulla promessa di Dio. Proprio questa speranza gli ha permesso di perseverare lottando contro un presente che sembrava smentire in modo palese le sue aspettative.

Pensiamo a Maria: la maternità con la quale è diventata la madre del Messia è stata il frutto della fede, cioè di quell’andare oltre se stessa per riporre interamente la sua speranza e fiducia nella parola di Colui al quale “nulla è impossibile” (Lc 1,37).

Ritornando a Mosè, l’unica risorsa sulla quale egli può contare – e Dio continuamente glielo ricorda come garanzia – è la parola di Dio: Non sono forse io, il Signore? Ora va’! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire (Es 3,12).

Grazie a questa parola Mosè potrà riportare vittoria sul senso di inadeguatezza che lo opprime e che vorrebbe metterlo in fuga, come pure sulle resistenze che incontrerà sia da parte del faraone, sia da parte dagli israeliti.

Don Luigi Pedrini