San Leonardo Confessore (Linarolo), 22 Gennaio 2012
Carissimi Parrocchiani,
seguiamo ora i passi della lotta tra Giacobbe e Dio attraverso la testimonianza del capitolo 32. Certo rimane un fatto misterioso e tutti i commenti a questo testo non si esimono dal farlo notare. Lutero, ad esempio, afferma che “questo passo è ritenuto fra i più oscuri di tutto l’Antico Testamento”. E aggiunge che “non c’è da stupirsene: poiché si tratta di quella sublime tentazione non contro la carne e il sangue o contro il diavolo, ma contro Dio stesso”.
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora (Gn 32,25)
Un uomo lotta con Giacobbe. Letteralmente, andrebbe tradotto: “qualcuno lottò con lui”. Il testo è molto generico; non svela direttamente l’identità di questo personaggio (solo nei versetti seguenti, cfr. v. 29; v. 31, si precisa che si tratta di Dio stesso). La notte, il fatto della lotta, la non identificazione dell’assalitore, sono tutti elementi che contribuiscono a rendere ulteriormente misterioso l’episodio.
Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: <<Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora>> (Gn 32,26-27).
Giacobbe, quantunque aggredito, non solo riesce a difendersi, ma anche – stando al testo – si difende bene. Infatti, il suo assalitore per avere la meglio su di lui ricorre a un colpo mancino: lo colpisce irrimediabilmente all’anca, così che d’ora in avanti sarà un uomo zoppicante.
Ciò nonostante, Giacobbe non solo continua a resistere al suo assalitore (“continuava a lottare”), ma anche lo trattiene. Stranamente, anziché svincolarsi, si aggrappa proprio a Lui.
E’ veramente una stranezza: proprio nel momento in cui Giacobbe ha l’impressione che tutto stia fallendo e gli stia sfuggendo dalle mani, sente di doversi aggrappare a quel Dio, con il quale, in fondo, ha combattuto giorno per giorno. La sua vita è stata una sfida con se stesso e con Dio. Ora, nel momento critico in cui si trova, nel quale potrebbe anche perdere tutto, è pronto per il passo decisivo: consegnarsi a lui, aggrapparsi a lui, fidarsi di lui.
Si aggrappa, dunque, letteralmente al suo avversario, fino a non lasciarlo, fino a non voler demordere per nessuna ragione, al punto che colui che lo ha assalito a un certo punto gli parla e gli dice: Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora (Gn 32,27).
Queste parole che infrangono il silenzio sono l’inizio di un dialogo tra i due protagonisti, un dialogo che noi vedremo la prossima volta. Prima, però, di concludere voglio sottolineare che nella caparbietà di Giacobbe possiamo vedere qualcosa di profetico. In fondo è l’anticipazione di quella caparbietà che Gesù raccomanda quando, nella preghiera, ci invita a “chiedere con insistenza, senza mai scoraggiarsi”.
Don Luigi Pedrini