San Leonardo Confessore (Linarolo), 16 Marzo 2014
Carissimi Parrocchiani,
la seconda considerazione con la quale ci congediamo dal cammino verso la fraternità messo in atto da Giuseppe riguarda, precisamente, la pedagogia a cui egli ha fatto ricorso. È una pedagogia sapiente, fatta di ‘piccoli passi’ con i quali ha condotto i fratelli a ritornare dentro se stessi e a rendersi conto del male commesso provandone dispiacere: era la premessa necessaria per far rifiorire i sentimenti di vera fraternità fra loro e di filiale riverenza verso l’anziano padre.
La testimonianza di Giuseppe ci ricorda che la strada che porta alla riconciliazione è normalmente lastricata di ‘piccoli passi’. Anche Papa Francesco ne è convinto e ne dà testimonianza nell’esortazione Evangelii Gaudium quando indica i ‘piccoli passi’ per porre rimedio all’eventuale dissidio sorto con il proprio fratello. Egli ricordando le esortazioni di san Paolo: “Non lasciati vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,21) e “Non stanchiamoci di fare il bene” (Gal 6,9), osserva: “Tutti abbiamo simpatie e antipatie, e forse proprio in questo momento siamo arrabbiati con qualcuno. Diciamo almeno al Signore: “Signore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per lui e per lei”. Pregare per la persona con cui siamo irritati è un bel passo verso l’amore, ed è un atto di evangelizzazione. Facciamolo oggi! Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno!” (n 101).
Anche Gesù ha percorso la strada dei ‘piccoli passi’ per donarci la riconciliazione. Non si è accontentato di dirci semplicemente: “Vi perdono”, quantunque, volendolo, avrebbe potuto riconciliarci anche con una sola parola o anche – secondo la bella e poetica espressione del popolare inno eucaristico Adoro Te devote di san Tommaso d’Aquino – con una sola goccia di sangue: Pie pellicane, Iesu Dòmine, / me immùndum munda tuo sànguine, / cuius una stilla salvum fàcere / totum mundum quit ab omni scélere.
E, invece, ha voluto percorrere fino in fondo i passi dell’Incarnazione: si è fatto uomo, ha accettato i nostri ritmi normali di crescita, ha conosciuto la gradualità legata al dover imparare, al formarsi come uomo, al comprendere come persona di fede il disegno del Padre su di Lui. Anche nei nostri confronti, non ha voluto saltare i tempi: con pazienza si è adeguato al nostro passo e ci ha introdotto a poco a poco verso una conoscenza sempre più profonda di Lui e del Padre.
Perché mai il Signore ha scelto una strada tanto umile, discreta, che ha richiesto tempi lunghi, così come il cammino pedagogico messo in atto da Giuseppe?
Una delle più belle risposte mi sembra quella offerta da san Pietro quando nella sua 1° lettera afferma: “Cristo ha voluto così darci l’esempio perché noi abbiamo a seguirne le orme”, cioè i suoi ‘piccoli passi’.. (1 Pt 2,21).
Don Luigi Pedrini