San Leonardo Confessore (Linarolo), 15 Dicembre 2013
Carissimi Parrocchiani,
siamo al cuore del cammino pedagogico con cui Giuseppe mira a ricostruire nella sua famiglia una fraternità riconciliata. Egli deve, ora, rispondere alla proposta di Giuda che si è reso disponibile insieme agli altri fratelli, a subire la stessa sorte di Beniamino, reo di aver ‘rubato’ la coppa di Giuseppe: tutti espieranno la colpa rimanendo in Egitto come schiavi.
Giuseppe, però, respinge questa proposta perché vuole mettere alla prova la consistenza del loro affetto verso Beniamino e verso il padre e per questo risponde: “Lontano da me fare una cosa simile! L’uomo trovato in possesso della coppa, quello sarà mio schiavo: quanto a voi, tornate in pace da vostro padre” (Gen 44,17).
Si colloca a questo punto l’intervento risolutore di Giuda che fa un discorso toccante, nella speranza di muovere Giuseppe a pietà. Nelle sue parole traspare un amore appassionato verso il padre anziano. Al risentimento che aveva nutrito verso di lui e lo aveva spinto con gli altri fratelli a ferirlo a morte privandolo di Giuseppe, ora, è subentrata un’immensa tenerezza. Ed ecco il discorso:
“Perdona, mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché uno come te è pari al faraone! 19Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: «Avete ancora un padre o un fratello?». 20E noi avevamo risposto al mio signore: «Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancora giovane natogli in vecchiaia, il fratello che aveva è morto ed egli è rimasto l’unico figlio di quella madre e suo padre lo ama». 21Tu avevi detto ai tuoi servi: «Conducetelo qui da me, perché possa vederlo con i miei occhi». 22Noi avevamo risposto: «Il giovinetto non può abbandonare suo padre: se lascerà suo padre, questi ne morirà». 23Ma tu avevi ingiunto ai tuoi servi: «Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza». 24Fatto ritorno dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore. 25E nostro padre disse: «Tornate ad acquistare per noi un po’ di viveri». 26E noi rispondemmo: «Non possiamo ritornare laggiù: solo se verrà con noi il nostro fratello minore, andremo; non saremmo ammessi alla presenza di quell’uomo senza avere con noi il nostro fratello minore». 27Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: «Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. 28Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l’ho più visto. 29Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi». 30Ora, se io arrivassi dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non fosse con noi, poiché la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro, 31non appena egli vedesse che il giovinetto non è con noi, morirebbe, e i tuoi servi avrebbero fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre. 32Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre dicendogli: «Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita». 33Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! 34Perché, come potrei tornare da mio padre senza avere con me il giovinetto? Che io non veda il male che colpirebbe mio padre!”.
Quale distanza in queste parole dai sentimenti che vent’anni prima l’avevano portato a complottare contro Giuseppe! Tanti anni non sono passati, dunque, invano.
Don Luigi Pedrini