24 Novembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 24 Novembre 2013

Carissimi parrocchiani,

continuiamo a seguire i passi del cammino di riconciliazione coi fratelli messo in atto da Giuseppe. Siamo alla quarta tappa: i fratelli, per la seconda volta, incontrano Giuseppe (Gen 43,15-34). Vediamo l’evolversi dei fatti.

I fratelli si mettono in viaggio verso l’Egitto: con loro c’è anche Beniamino. Nella sacche portano doppio denaro, in obbedienza al suggerimento dato da Giacobbe: l’intenzione è di restituire il denaro che, inspiegabilmente, hanno ritrovato durante il ritorno.

Arrivati in Egitto si presentano a Giuseppe. Egli, dopo essersi assicurato che con loro c’è anche Beniamino, ordina al maggiordomo di farli entrare in casa e di preparare quanto occorre perché li vuole tutti suoi ospiti a pranzo. L’inaspettata offerta di ospitalità li riempie di spavento e di costernazione: Si dissero: “A causa del denaro, rimesso l’altra volta nei nostri sacchi, ci conducono là: per assalirci, piombarci addosso e prenderci come schiavi con i nostri asini” (Gen 43,18). Per non essere accusati di essere ladri, si affrettano a confessare al maggiordomo come sono andate le cose: Perdona, mio signore, noi siamo venuti già un’altra volta per comprare viveri. Quando fummo arrivati a un luogo per passarvi la notte, aprimmo i sacchi ed ecco, il denaro di ciascuno si trovava alla bocca del suo sacco: proprio il nostro denaro con il suo peso esatto. Noi ora l’abbiamo portato indietro e, per acquistare i viveri, abbiamo portato con noi altro denaro. Non sappiamo chi abbia messo nei sacchi il nostro denaro! (Gen 43,20-22).

Sorprendente la risposta che si sentono dare dal maggiordomo: State in pace, non temete! Il vostro Dio e il Dio dei vostri padri vi ha messo un tesoro nei sacchi; il vostro denaro lo avevo ricevuto io (Gen 43,23). Così dicendo, introduce nella stanza anche Simeone; quindi, offre loro l’acqua per lavarsi i piedi, il foraggio per i loro asini e, poi, si mette a preparare la tavola.

A mezzogiorno, arriva Giuseppe. E, a questo punto, la scena è tutta da contemplare.

 

Egli domandò loro come stavano e disse: “Sta bene il vostro vecchio padre di cui mi avete parlato? Vive ancora?”. Risposero: “Il tuo servo, nostro padre, sta bene, è ancora vivo” e si inginocchiarono prostrandosi. Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, il suo fratello, figlio della stessa madre, e disse: “È questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete parlato?” e aggiunse: “Dio ti conceda grazia, figlio mio!”. Giuseppe si affrettò a uscire, perché si era commosso nell’intimo alla presenza di suo fratello e sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse. Poi si lavò la faccia, uscì e, facendosi forza, ordinò: “Servite il pasto”. Fu servito per lui a parte, per loro a parte e per i commensali egiziani a parte, perché gli Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro un abominio. Presero posto davanti a lui dal primogenito al più giovane, ciascuno in ordine di età, e si guardavano con meraviglia l’un l’altro. Egli fece portare loro porzioni prese dalla propria mensa, ma la porzione di Beniamino era cinque volte più abbondante di quella di tutti gli altri. E con lui bevvero fino all’allegria (Gen 43,27-34).

 

Come si può constatare il pranzo si svolge in un clima surreale. È un pranzo strano: Giuseppe siede ad un tavolo separato; i fratelli sono sistemati a tavola in ordine di età; a Beniamino viene servita una porzione cinque volte più grande: c’è un grande silenzio, rimane il mistero…