17 Novembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 17 Novembre 2013

Carissimi parrocchiani,

nel seguire i passi dal cammino verso la riconciliazione all’interno della famiglia di Giacobbe, giungiamo ora alla terza tappa. La causa contingente che porta Giacobbe a non prestare orecchio alle sue paure e ad acconsentire che i figli, compreso Beniamino, ritornino in Egitto è il prolungarsi della carestia (Gen 43,1). Venendo meno le provviste di grano, Giacobbe stesso chiede ai figli di ritornare in Egitto: “Tornate là e acquistate per noi un po’ di viveri” (Gen 43,2).

La richiesta incontra, però, la resistenza di Giuda che ricorda al padre le condizioni ricevute per poter ritornare alla presenza dell’uomo che ha venduto loro il grano: “Quell’uomo ci ha avvertito severamente: “Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!”. 4Se tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello, andremo laggiù e ti compreremo dei viveri. 5Ma se tu non lo lasci partire, non ci andremo, perché quell’uomo ci ha detto: “Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!” (Gen 43,3-5).

Giacobbe non può fare a meno di esprimere tutta la sua amarezza davanti questa richiesta:  “Perché mi avete fatto questo male: far sapere a quell’uomo che avevate ancora un fratello?” (Gen 43,6). La risposta la risposta che viene data a Giacobbe. Risposero: “Quell’uomo ci ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela: “È ancora vivo vostro padre? Avete qualche altro fratello?”. E noi abbiamo risposto secondo queste domande. Come avremmo potuto sapere che egli avrebbe detto: “Conducete qui vostro fratello”?” (Gen 43,7). È interessante perché fa vedere la sapienza di Giuseppe che, con le sue domande incalzanti, ha costretto i fratelli a ricordarsi e a riappropriarsi della loro travagliata storia familiare.

Decisivo, a questo punto del dialogo, l’intervento ancora di Giuda, il primogenito, punto di riferimento autorevole per tutti i fratelli: “Lascia venire il giovane con me; prepariamoci a partire per sopravvivere e non morire, noi, tu e i nostri bambini. 9Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la vita ” (Gen 43,8-10). Queste parole testimoniano un sincero affetto per il padre: vent’anni non sono passati invano. Il dissenso verso il padre per il suo amore preferenziale verso Giuseppe, da cui era scaturito il tragico complotto, ora ha lasciato il posto ad una vera affezione. Giuda si assume tutte le responsabilità nei confronti sia di Beniamino, sia del padre anziano.

Ed ecco la risposta di Giacobbe: “Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti della terra e portateli in dono a quell’uomo […] 12Prendete con voi il doppio del denaro, così porterete indietro il denaro che è stato rimesso nella bocca dei vostri sacchi: forse si tratta di un errore. 13Prendete anche vostro fratello, partite e tornate da quell’uomo. 14Dio l’Onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell’uomo, così che vi rilasci sia l’altro fratello sia Beniamino. Quanto a me, una volta che non avrò più i miei figli, non li avrò più!”.

Giacobbe si lascia convincere dalle parole di Giuda e dà il suo consenso. Alla fine, tuttavia, lascia capire l’immensità del suo dolore al solo pensiero di poter perdere ancora altri figli.

Don Luigi Pedrini